Ebbene
sìììììììììì!!!!!! Forse qualcuno ha già capito che oggi parliamo di quattro giovini
uomini delle nevi, provenienti di-ret-ta-men-te dalla Preistoria, che fortunatamente
hanno avuto il buon senso di non chiamarsi Smilodon
[!!!], MA
Come al
solito non mi soffermo su chiccazzosonodadovecazzovengonocosacazzosuonano
perché per quello c’è Wi… ci sono appositi siti web.
RED FANG:
già visti dal vivo tre volte (o quattro?). Relativamente poche, lo so. Ma diiiiiiiiiio se mi hanno già spaccato il culo!!
lI
grugno, l’aria da americananazzizoticoni poco curati igienicamenteparlando, le
barbe, il sudore a fiotti che ci mettono sono veramente veramente apprezzabili.
Soprattutto perché sembrano quattro giganti buoni, uno dei quali addirittura
con gli occhialisfigatidasfigatoNERD. Hanno l’aspetto di quattro orsacchiotti ripieni
di dolciumi che vorresti tenere nello zainetto mentre vai a scuola.
E invece! I testi
dimostrano una sanguinarietà da grandi. Frasi come Cracking open skulls like cans of beans on Christmas Eve oppure They
will erase the human race/ Time to kiss your ass goodbye sono assoluta
poesia, aforismi che vorresti scrivere sui biglietti d’auguri ai parenti.
Questi bevoni made in Portland
(ecco, l’informazione mi è scappata. Scusa Wi…) colgono nel segno. Solamente
tre album e già hanno acquisito a testa alta un “loro sound”, proprio come Lubiano Lisabue. Con la differenza che
uno dei due lo aggrediresti alle spalle, arrotolandolo in un tappeto e
mettendogli un calzino maleodorante in bocca per zittirlo da qui all’eternità.
C’è
chi definisce i nostri orsetti “stoner”, altri li definiscono “stoner”, io
personalmente li trovo piuttosto “stoner”. Solo il Wi… tedesco li esibisce come
una US-amerikanische Sludge- und Stoner-Rock-Band. I tedeschi devono
andare sempre sul pesante!
Comunque amici, gli album
son tre ma qui c’è tempo per parlare solo di uno di loro.
Il primo album del gruppo, Red Fang. Si apre con il pezzo Prehistoric Dog: un pugno che da lontano
ti arriva direttamente in faccia facendoti molto male. Il tiro è assicurato,
amici. Il tiro di questo LP è come un testimone intriso di elettricità che da
una traccia passa con commovente coordinazione alla seguente. Arriva infatti
con esaltante prontezza il secondo pezzo, Reverse Thunder. Ed è qui, è qui, ascoltando i fischi appena udibili della chitarra
al 49-50 secondo che inizia a salirti su per le gambe il demonio. Che ti prende
la voglia di rovesciare tavoli, lanciare sedie, spaccare mandibole, pestare
occhiali, dare anfibiate negli stinchi e tirare pugni a caso. Se poi c’è un
pogo meglio.
Terzo pezzo, Night Destroyer, non mi fa impazzire.
Quindi passo al quarto, Humans Remain Human Remains, che si distingue un po’ dal resto dell’album. Personalmente
lo trovo molto bello. L’apertura sembra inizialmente un requiem che si
trasforma poi in una cerimonia solenne in qualche parte della lontana Scozia. Mi
piace la flemma della canzone. La sua lentezza. Il tempo che si trascina come
in fin di vita e che alla fine muore. Devo dire che Sherman spacca i culi,
suona il suo strumento seriamente, è convincente, è credibile… nonostante la
maglia Who farted?.
Probabilmente è stato lui.
Anche in America esisterà il proverbio de La
prima gallina che canta…
Good To Die. Se sei depresso e vuoi farti fuori questa è la tua
canzone! Rende le cose più facili, il testo è quello che è, ma la musica è
bella su. Versi poetici laddove parla dell’inverno e del tizio depresso che
dovrebbe uccidersi con mezza dozzina di pillole. Sui 02:09 spicca un tapping
stile thrash metal e poi l’interlude incazzoso, finalmente emerge la cattiveria
del pezzo. Il tutto un po’ pesante forse. Infatti poi è piacevole ascoltare le
chitarre di Birds On Fire. Parlo di
quelle che partono dal 18 secondo, non quelle che aprono la traccia. Queste
ultime in effetti con un po’ di fantasia sembrano i canti di uccellini…
elettrici. Tempi dispari carini ma non è uno dei miei pezzi preferiti.
Segue Wings Of Fang. Spiacente ma i cori mi fanno cagare qui! Dal vivo
tuttavia non fai di certo caso a queste puttanate. Dal vivo qualsiasi QUALSIASI
pezzo è apprezzato, sul serio. Specie se la location è una specie di
parco/bosco e loro suonano letteralmente nella polvere. Belli alcuni
accorgimenti di batteria verso la fine. Però rimane il fatto che la voce di
Giles non mi fa impazzire. Chiuso.
Riapriamo con quel gran
pezzo di Sharks, ovviamente uno dei
più pogati dal vivo. Gran tiro, largo spazio al basso, voce da vecchietto alcolizzato
seduto in veranda sulla sedia a dondolo con lo schioppo in mano e due denti in
bocca, uno dei quali d’oro.
Whales And Leeches, pezzo che darà il nome al terzo e ultimo album del
gruppo. Pezzo che grattugia i culi, ritmo lento e cadenzato, sembra che i Red
Fang ti stiano dando una lezione, ti stiano facendo la paternale perché sei un
figlio ingrato. Al 01:38 minuto si smorzano un po’ i toni e la cosa mi piace,
la chitarra si fa garante dell’intero brano accompagnata da cori appena
percettibili. Bocche stoned emananti
fumi mistici. Poi tutto risale verso l’alto e quella voce grattante torna a
gracchiare la predica di prima. Il pezzo termina con un fischio punitivo.
Giungiamo così all’ultimo
pezzo, Witness. Inizia da dio,
strumenti che sembrano buttati lì, sapete, come se a Sherman cadessero le
bacchette di mano, Giles e Sullivan ad un tratto non sapessero più suonare la
chitarra e così via.
Al 40 secondo impiantano il
file giusto nel cervello e
diventano i Red Fang, iniziando a suonare in maniera veramente
coordinata gli strumenti. Con un crescendo di tensione fino al minuto e 06 dove
emerge la solita vocina di corde vocali lisciate dall'alcool.
Questo, diciamolo, è un po’
il pezzo-buttiamola-in-vacca dell’album. Cioè, il pezzo che guardi l’orologio,
vedi che hai ancora giusto due minuti prima di dover prendere per forza l’auto
e tornare a casa a cena dalla tua famiglia e prima che tua moglie s'incazzi e sputi fuoco
dalla bocca e dal culo, quindi valà. Butti giù insieme ai tuoi compari, che ormai
più che sudore evaporano lager, il
famoso pezzo-buttiamola-in-vacca.
Ma ci sta. Ci sta. Non si
può passare la vita a fare solo cose serie, e soprattutto mai fare incazzare
una moglie.
Questi
ragazzi sanno il fatto loro, soprattutto dal
vivo. E soprattutto da quando Beam ha saggiamente deciso di tagliarsi quella
scopa in saggina che aveva al posto dei capelli.
Vi saluto.
And now I just want this day
to end.
A voi, Ljapah
RED
FANG - Red Fang / 2009 / Sargent House