lunedì 6 novembre 2017

Dalla foresta alla macchina e BAM contro un abete: meditazioni sull'ultima bravata dei Satyricon

Sono stati tra i primi a stornare il passo dai boschi della Norvegia per dirigersi verso una più confortevole auto: blast beat addio, mid-tempo ovunque, sciapi giri rock 'n' roll, e il batterista (da vero animale qual è) perennemente in letargo. Insomma, non che diano fastidio mentre si sta guidando da un luogo A a un luogo B (a parte un lieve sopore) ma ecco...innocui.

Mi accosto alla loro ultima impresa con l'entusiasmo del rabbino per l'impepata di cozze:
Deep calleth upon Deep, copertina discutibile (ops, l'è Munch dio gat...) ma che balza agli occhi nei negozi, mai brutta come l'ultimo Nargaroth [la cui musica gigiona mi garba].
Annoto subito che che non è cambiato sto granché, lo stile dei due vip di Oslo è pressapoco lo stesso da dieci anni a questa parte. Cionondimeno – sarà qualcosa nei giri di chitarra, saranno i tempi ulteriormente rallentati di certe tracce e quelli più inviperiti di altre – la macchina deve aver mancato l'ennesimo tornante e si dev'essere spalmata su di un larice. C'è una certa nebbia, che non si inspirava da un po', che sta filtrando tra le lamiere. 
Oppure, boh, mi piace quel ragazzo perché sto diventando forse ricchione.

S. Mattanza

Satyricon - Deep Calleth upon Deep / 2017 / Napalm Records