Non
sono il tipo da ricercare sdrucciolose coincidenze e/o lanciarsi in
disamine cabalistiche nello sforzo di trovare inconsueti punti di
contatto tra date, anniversari, spegniture di candeline o puttanatine di
tal sorta, ma gli anni vanno avanti e mi sto facendo sentimentale. Sarà
pur vero che oggi Freak Out! compie mezzo secolo. Sarà pur vero
che tra la mia nascita e quella del caro vecchio mandrillone dello zio
Frank Zappa ci intercorrono, guarda tu, 50 anni esatti, e passi anche
che il Satiro Baffone ha concepito e assemblato questo incommerciabile
doppio lp a 26 anni*, e che all'incirca 26 anni più tardi il Generale
Prostata se l'è portato via.
Un mucchio di 50 e 26, non trovate? Sentite qui.
26
anni li ho io oggi, mentre scrivo, e neanche a dirlo questo
disco tiene testa meglio di me al sedimentarsi delle polveri del tempo e
all'avanzare delle tlarìne (termine finemente tecnico della Bassa). Con
il mattatore siciliota di Baltimora condivido, oltre a questa strana
ricorrenza temporale, un eloquente nasone sopra la media e l'amore per
il pelame facciale, nonchè parte del nome di battesimo (e spero pure la
nerchia, a quanto si dice delle virtù del compositore). Ciò che non
condivido del tutto con gli zappofili è l'idolatria totale per questo
disco in particolare. Ma andiamo con ordine, cari, che già sento il
fuoco sotto i calzoni che manco Giordano Bruno.
L'uscita di Freak Out! segna il primo assedio allo status quo da parte dei Mothers of Invention, ensemble
disadattata e sopraffina che purtroppo in breve si ritroverà ad essere
poco più di un giocattolo sfruttato e bistrattato dal nostro baffuto
tiranno, che sempre più li considererà alla stregua di
turnisti-mezzadri-puttane da affamare per poi dar loro un ingrato
benservito. Checchè ne dica qualcuno, Freak Out! non è il primo doppio lp della
storia, e nemmeno della storia del rock (Blonde on blonde di Bob
Dylan lo precede di un mesetto abbondante, poi chiaro che i Mothers se
lo magnano con gli ossicini e tutto, ma non perdiamo il filo); non è
nemmeno mannaggiaapadrepio l'album più
rilevante nello
spaventevole monstrum discografico che costituisce l'universo zappiano.
Non è nemmeno
nella mia top 10 delle uscite del mustacchione più velenoso d'Amerika.
Ecco, mò
ho detto la bestemmiaccia. Permettetemi però che mi esprima: chi dice che si tratta del
miglior lavoro di Zappa non sa quello che dice, oppure
fa il furbo sperando di essere l'unico della tavolata ad essere andato
oltre Tengo na minchia tanta, o ad aver ascoltato
almeno un pelo di lanugine di culo della mole di roba che Uncle Frank ha espulso in poco più di un quarto di secolo.
Ora,
dopo tutte le cose brutte che ho profferito
sul suddetto disco, perchè rompo i coglioni per dedicargli un post?
Semplice. Perchè questo grumo di follia solarizzata è stato, resta e
(credo) resterà a
lungo un capolavoro fatto e finito. Perchè, al di là dell'effettivo (ed
elevatissimo) valore intrinseco dell'opera, da qui deflagra
l'allucinante cavalcata che si dispiegherà in quello che di fatto è un
inscindibile ammasso compositivo-sovversivo e che si snoda, grossomodo,
fino a Uncle Meat (1969), delineando un corpus concettuale totale
di 6 album (me cojoni!). E poco importa se, alla luce degli splendori
che messer Zappa ha composto in seguito, di primo acchito questo disco
pare un'accozzaglia di rumorismi spiccioli, vocine e sboratine
weird-beatnik. Questo esordio è un diktat, è il semaforo verde per tutti
i freak in ogni loro accezione; da quel giorno gli strambi, gli
sbagliati rinchiusi nelle soffitte coi loro dischi monghi e i bragoni a
scacchi hanno capito che non erano i soli a non andar bene a nessuno e,
nonostante tutto, a ridersela di gusto; ecco perchè a mio avviso il NON
adorare incondizionatamente Freak Out è non solo lecito ma
necessario, oltre che perfettamente in linea con la filosofia dei
Mothers, che già nel '67 sfottevano sagacemente gli hippie, la
psichedelia oberante, la mania per i Beatles e in generale chiunque
fosse portato al prostrarsi facile a ciò che facesse tendenza e/o fosse
dotato di uno scarso senso dell'umorismo (atto d'acume di difficile
comprensione soprattutto nel fervore alternativo di quegli anni). Questo è il seme dello Zappa-pensiero, e a quanto pare un mezzo secolo non basta per rendere questo punto ben chiaro.
Cosa
debbo dirvi sullo Zappone per illustrarne al meglio lo spirito? A 26
anni Frank si era già ammogliato e divorziato una volta, fumava come un
altoforno da almeno due lustri, aveva strimpellato la batteria in un
gruppo di pachucos con delle facce da ergastolani, si era
spaccato di Edgard Varèse sin dalla tenera età e gli aveva pure
telefonato con i cinque preziosi dollari ricevuti per un compleanno,
aveva mandato a fare in culo in un colpo solo spaghetti e cattolicesimo
dicendo che non facevano per lui (per metà son d'accordo dio faust), si
era dato al barbonaggio vivendo per quasi un anno in uno studio di
registrazione e rubando in giro pane e sigarette per sopravvivere, si
era (quasi) fatto saltare in aria i coglioni con la balistite, aveva
passato le meglio giornate disquisendo del suo amato rhythm & blues
con il futuro porcodidio di Captain Beefheart, era stato pure al gabbio
per aver composto colonne sonore di pornazzi made in Cucamonga (reato
federale in quel tempo e luogo), si era già pigliato la gonorrea almeno
una volta, aveva interamente trasorformato il suo alloggio in una
scenografia per un film di fantascienza mongoloide a budget zero e ci
aveva vissuto così com'era per un annetto o giù di lì, in una notte
aveva conosciuto e sedotto la futura seconda moglie Gail (discreto pezzo
de fémmena perdipiù) nonostante fosse un cazzo di cristone denutrito
che non si lavava da grossomodo 4 mesi e coi baffi che sapevano di burro
d'arachidi...
E potrei dirne altre, e solo per quanto riguarda lo Zappa pre-Freak Out. Ma alla fine ritengo che Zappa vada scoperto come i rasponi: da soli, adagio, come qualcosa che inconsciamente si crede non vada fatto ma che attira misteriosamente, e soprattutto nella massima comodità.
Ad ogni modo, penso che sia passato il concetto che questo tizio qua era dinamite a trenta chilometri di distanza, questo pisciava in culo con l'imbuto a chicchessia, niente cazzi.
Ecco, dentro questo zuppone di Freak Out si respirano un po' tutti quegli aromi dell'essere uno squisito outsider tra gli outsider e, fidatevi, in questa scodella c'è di che lordarsi il grugno. Chissenefotte se è uno dei tasselli zappeschi che riascolto meno volentieri, è comunque un imprimatur che conta pochi suoi pari all'interno del contesto culturale sessantiano tout court, e questo merito va oltre il semplice 'essere un disco fondamentale'.
E potrei dirne altre, e solo per quanto riguarda lo Zappa pre-Freak Out. Ma alla fine ritengo che Zappa vada scoperto come i rasponi: da soli, adagio, come qualcosa che inconsciamente si crede non vada fatto ma che attira misteriosamente, e soprattutto nella massima comodità.
Ad ogni modo, penso che sia passato il concetto che questo tizio qua era dinamite a trenta chilometri di distanza, questo pisciava in culo con l'imbuto a chicchessia, niente cazzi.
Ecco, dentro questo zuppone di Freak Out si respirano un po' tutti quegli aromi dell'essere uno squisito outsider tra gli outsider e, fidatevi, in questa scodella c'è di che lordarsi il grugno. Chissenefotte se è uno dei tasselli zappeschi che riascolto meno volentieri, è comunque un imprimatur che conta pochi suoi pari all'interno del contesto culturale sessantiano tout court, e questo merito va oltre il semplice 'essere un disco fondamentale'.
L'esordio
discografico più audace, farlocco e scalcinato della storia oggi compie
mezzo secolo, e
io sacrifico
un bel vitellozzo alla sua memoria. Fumate, chiavate, lamentatevi e
praticate la misantropia, al buon Frank farebbe un gran piacere.
Il vostro lontano parente del Thing-fish
Zio Carne
[* in realtà i 26 li doveva compiere a Dicembre, però suggetemi anche un po' il banano]
Mothers of Invention - Freak Out! / 1966 / Verve Records - MGM Records