venerdì 31 marzo 2017

S.P.Q.F. - Sono Priapici Questi Francesi! ovvero: PRYAPISME - 3 dischi per guadagnarsi una diffida




Nell'immagine: un ascoltatore del nuovo prog-metal francese
fa sfoggio delle sue palesi superiorità evolutive


Due mesi.
Più di due mesi che il Collettivo non aggiorna una fava di cristo. Ma son tempi duri in cui la vita vera bussa alle porte, perdonateci. Affitti da pagare, giovani anime da circuire, conti da far quadrare con il sangue. Come se non bastasse: il buon Sancio è andato a bonzi durante l'inverno e mo' sta smaltendo l'elefantiasi, e Ljapah è ancora presa con il suo allestimento di pastasciutte da parata. Io sono stato purtroppo impegnato a procurarmi un nuovo organismo ospite, per poi ritrovarmi infognato tra capo e colon in un bailamme controspionistico-rocambolesco tra il Cairo e l'Europa continentale in stile V. di Thomas Pynchon e, cribbio, quanto mi manca il tocco di quell'eunuco maltese sul mio corpo...
Ma basta pugnette e veniamo alla segnalazione odierna! Asciugandomi lacrime di sperma amaro ripenso alla fuga interdoganale che mi ha portato fino in terre transalpine e nondimeno ad imbattermi in un'entità curiosa e falotica.
Tenetevi forte merde, che per farci perdonare oggi si parla di 3 dischi. Dei Pryapisme, per giunta.
E quindi, come un novello ispettore Clouseau della Sûreté, con gioia vi invito ad accomodarvi nella stònsa, stiamo per iniziare...

Un antro fatato nei pressi di Limoges e non lontano da Vichy, quella Clermont-Ferrand compres(s)a tra il bacino della Loira, Lione, la Turenna che ancora emana afrore di Rabelais; da qui, ormai da oltre una decade prorompono gli impasti sonori sboronissimi di un gruppetto di giovani amanti della figa e della sperimentazione ma quella fatta con piglio scemotto, quella che piace a noi, insomma #inculoaMaxRichter is the way a-ha a-ha I like it.
Il nome Pryapisme, oltre che all'amore per la bagiongia e le goliardiche fanfaluche affini all'autoctono autore del Gargantua, rimanda anche alla fisiologica reazione che l'ascolto della loro musica scatenerà in voi (se di lor siete degni). Ma credo basti la prima manciata di secondi del loro superlativo lavoro del 2013 Hyperblast Super Collider per farsi un'idea di quanto questi carichino sulla briscolina.
Lo ammetto, da buon nabbo rincoglionito dalle serate Erasmus non diedi loro il giusto credito così, di primo acchito. In pratica: un umile simpatizzante di break-core, glitch-core e chiptune beverina come il sottoscritto pensò tutt'al più a dei fratelloni più coglionazzi e scafati degli Anamanaguchi, o ad un ensemble di metallari con una platonica attrazione per un Venetian Snares, diciamo così. Andando al punto, "Heh-heh bella programmazione, giovane padawan, ma invero costoro non suonano", disse la merda. Successe anni fa, e di recente mi sono reso conto che invece un bel cazzo. SUONANO. TUTTO.
Chiaro che, alla luce di questa rivelazione, pensare alle partiture che i gonzi realizzano e performano in modo impeccabile fa giustamente esplodere i calzoni! [e chiaro che fa sborare dall'ano ancor di più se si pensa che qua da noi scimmioni si fa tuttora a gara a chi mette più in alto nelle top ten untermenschen del calibro di Calcutta, Pop_X o i Thegiornalisti vaccamadonna il male anale]
Manco si riesce a star dietro alle piroette che questi fottibaguette ti piazzano lì come nulla fosse, pronti a pisciarti in culo cambiando completamente genere e registro ogni 8-9 secondi e continuando così, lasciandoti sempre più fuso e deconcentrato, spostando ancora il focus del pezzo, o del riff, qualche centimetro più in là di dove tu credevi si andasse a parare; e così via, prendendoti per il culo e deliziandoti ad libitum (parliamo di pezzi che mediamente vanno sempre oltre i 5 minuti), come un folle carosello cyberpunk fuori controllo che ti frolla l'anima dritto dalle orecchie e continua a girare, girare...
Ma come assimilare un guazzabuglio assordante di synth isterici, batteria tra la mazurka e il blast beat più forsennato, chitarre birichine e una bulimia di campionamenti quasi insostenibile? Semplice, si inventa un genere. Difatti la gabola è presto spiegata: i simpatici smargiassi magnalumaghe nemici dell'igiene rettale hanno coniato un termine per definire la propria roba, e attorno a tale, unico, concetto si attorciglierà l'intera loro composizione; si parlerà quindi da qui in poi a ragion veduta di rococo-core; e, come in tutte le opere di genio, non è la noiosa domanda "Ma come gli è potuto passare p'a capa?" a sorgere, bensì un sornione "Non poteva essere diversamente!".
Rococo-core parla da sè: chiassosità, sbrodolate di note tra il barocco e il funambolico, tempi più dispari delle dita di un napoletano a capodanno, moltitudini di scambi e tracce a spruzzo molesto, fregi di samples che colano dalle fottute pareti (arriviamo ad apprezzare le fusa di un gatto) e centinaia di riferimenti più o meno alti (stralci di frasi da filmozzi italioti di serie b sono sempre ben accetti); aggiungiamoci un onnipresente gatto certosino satanista che fa capolino da ogni pertugio e les jeux sont faits, cochon de Dieu! 
S'è fatta una certa, quindi direi...guida all'ascolto! In ordine di come li ho sentiti, poche pugnette:


Hyperblast Super Collider ci accoglie come un Max Hardcore dei tempi d'oro accoglierebbe una implume e timorosa Piper Perri, ovvero con una colossale sburrata sulle gengive ridendo e scatarrandoci addosso e pigliandoci a sganassoni sulle orbite, lasciandoci zuppi e annichiliti per alcuni lunghi attimi di rabbia e vergogna; ed è allora, dopo l'iniziale sbigottimento, che capiamo, capiamo di aver sempre voluto fare la p u t t a n a, e più di tutto godere dell'essere vessati e soverchiati dall'altrui magnitudine amatoria. Il festone che i Nostri mettono su è un turbine di idiozia e creatività che azzardo a definire patafisico, ma che per motivi che non debbo aver afferrato sto misturone non è nè ripetitivo nè indigesto, magniloquenza e divertimento si alimentano a vicenda; così tanta carne al fuoco, così tanto sfarzo, eppure vogliamo solo tenere il tempo, pogare e tirar giù le pareti a craniate ululando Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn! Andando così a memoria, solo i Mr. Bungle sono riusciti in questo intento d'alta cucina, soprattutto in quella pietra miliare che è Disco Volante (1995). E pensare che costoro non possono contare nè sulla voce nè sul carisma belluino di un Mike Patton, che nel dubbio aiuta sempre. E' proprio questo che mi sono sembrati i nostri puzzoni d'oltralpe, dei Mr. Bungle nerdissimi e goliardi che hanno filtrato come bivalvi coglioni e assimilato avidamente un po' tutte le correnti che hanno maggiormente caratterizzato il post-2000 in merito a musica e arti visive nel boschetto al limitare tra cultura pop e humus alternativo: il sincretismo, il ritorno di fiamma per i giochini a 8 e 16 bit, il mash-up e il citazionismo, la neopsichedelia et affini, le atmosfere acide e disturbanti che ricordano videogiochi come quelli di Suda51. Inutile che vi dica che il postmoderno cola come blob da ogni poro di questo gioiellino, e un sano infantilistico trashume gli fa compagnia più o meno ovunque. Schioppatevi il video di "Un druide est giboyeux lorsqu'il se prend pour un neutrino" per vivere un'esperienza ai limiti della gorestorm.
Sentirete trombe, fisarmoniche, clarinetti e bonghi infiltrarsi tutti assieme su di un riff black metal violentissimo; gioirete mentre violini e frotte di tunz tunz accompagnano con egual grazia temi degni di un livello di Kirby; potrete bearvi delle clamorose rullate thrash interrotte da marimbe e miagolii di dolci gattini, per poi planare sotto cascate di cacofonie e glitch che farebbero commuovere il Fank Zappa di Jazz from Hell. E poi ancora sassofoni (con doverosa strizzata d'occhio all'idrofobo Zorn), momenti in stile big band, ocarine, grind, piano bar, il rumore di Super Mario che magna il fungo... è davvero la sagra della bernarda per noi che ci arrapavamo con Carry stress in the jaw e allestivamo messe negre con sotto Ma meeshka mow skwoz, sempre dei succitati Messer Bungle. Mai come oggi è corretto dire che forse qui dentro c'è quasi tutto il sentibile (e mobbasta anche).
Ogni traccia dell'album, nonostante la durata ragguardevole (54 minuti per chi bazzica in questo non-genere sono un'eternità), è degna di moltissimi ascolti, a patto di avere una soglia dell'attenzione adatta: se si perde il filo si finisce per ignorare la valanga di dettagli che sono il cuore pulsante di questo tipo di musica, e i pezzi possono così facilmente trasformarsi in un insopportabile gioco all'accumulo di sboratine innocue, e portarvi a vivere una delle più solenni sciacquature di coglioni che possiate sperimentare. Quindi ocio, siete avvertiti: ascoltate i Pryapisme responsabilmente.

P.S. Il disco si conclude con una COVER de La notte sul Monte Calvo di Mussorgskij.
Verso la fine si sente distintamente l'intro di Sweet child o' mine.
In tutta onestà, credo che quanto ho detto alzi parecchio l'asticella per chiunque d'ora in poi voglia fare qualcosa di valido nella vita, nessuno escluso.
Guardatevi, fate schifo dio porco



Repump the pectine (EP del 2016) è solo una versione ri-arrangiata e risuonata del loro primo (se si esclude Or Bleu del 2003) demo, Pump up the pectine appunto. Ci si trovano già i titoli tragicomicamente lunghi - Les formes syncopales des blocs auriculo-ventriculaires de la myocardite rhumatismale à propos d'un cas ayant nécessité une stimulation endocavitaire transitoire -, il passeggiare a caso tra i generi, l'impronta al parossismo e la supertecnica di tutti quanti i guaglioni presenti. Bèl bèl.
Non perdetevi le chitarre e i fischiettii in stile Sergio Leone in La Noctuelle de Kafka.



Diabolicus Felinae Pandemonium (2017)
Ho decisamente sconfinato e sto post se lo inculeranno in 3, quindi facciamo che vi dico veloce veloce 10 cose che potete trovare qui dentro e poi torniamo tutti a segarci sulla tipa delle Suicide Girls coi tatuaggi di Zelda.

1. Divertente e non sente per nulla il peso di oltre 10 anni di carriera (soprattutto con 9 albums alle spalle, momento in cui molte band sono già diventate la parodia delle proprie emorroidi)
2. Tête De Museau Dans Le Boudoir (Intermezzo) e le Uncle Meat variations di Zappa vanno dallo stesso parrucchiere
3. I franzosi si confermano capaci di un'espressività difficilmente raggiungibile con il solo utilizzo di samples su di un tappeto strumentale. Forse questo sarà davvero il prog del futuro. Attendo i festival dei nostalgici su Trappist-1
4. L'inizio di Tau Ceti Central odora talmente di Sun Ra e di Arkestra che vi sarà difficile non farvi un crescinmano seduta stante
5. Vari spezzoni non sfigurerebbero nella soundtrack di un Crash Bandicoot o affini
6. Non mancano i momenti mambo, e se non s'è capito quello che noi aspettiamo in un disco sono i momenti mambo
7. Forse questo album potete anche provare a proporlo a una festa drogata. Prendetela come un'ordalia: se vi riesce di farvi fare un soffocone consigliando questa roba avete vinto. E contattateci al più presto, soprattutto
8. Le filastrocchine sui gatteeeneeeee
9. Christian Vander druido e nemico della polizia come noi, e ogni disco che contenga un rimando ai suoi mitici Magma è degno di essere sentito (A la Zheuleuleu)
10. In definitiva si può parlare di un disco meno destabilizzante, più danzereccio, che potrebbe rappresentare un flebile passo indietro rispetto all'anarchia grottesca del loro lavoro datato 2013... ma noi non siamo musoni che a ogni colpo pretendono i Lounge Lizards, ergo se rave e fagioli dev'essere, ebbene rave e fagioli sia!


Orbene, la Francia continua a ruggire e a coltivare con affetto la propria scena alternativa, in barba a noi minchioni con gli spaghetti alla mafia e il Colosseo bonificato dal Duce.
Non ci resta che nominare di nuovo un proconsole, invadere la zona e assediare a oltranza il villaggio di questi irruducibili Galli per carpirne il segreto.
Magari stavolta di accampamenti ne piazziamo 5, và.

Il vostro triumviro
Zio Carne


Pryapisme - Hyperblast Super Collider / 2013 / Apathia Records
Pryapisme - Repump the pectine / 2016 / autoprodotto
Pryapisme - Diabolicus Felinae Pandemonium / 2017 / Apathia Records