TU!
Ami la psiche e la psichedelia?
Ami i krauti e il kraut-rock?
Ami le smorfie e l’amorfismo?
Ami l’anal e il minimal? (versione volgare)
Ami il minimo e il minimal? (versione normale)
Ami l’eco e lo sbieco?
Ami l’erba e i musicisti tutt’altro che in erba?
Se la risposta è no levati dal cazzo. Qua oggi si parla di un
duo ravennate, Matteo e Diego (o meglio Mattiego), che ha saputo DAVVERO dare
quella spruzzata di ingrediente segreto al grande quadro underground nostrano.
Non scherzo! Quei due, in arte i CACAO, sono da tener d’occhio eccome.
Paragonati ai Battles ma meno math e oserei dire a tratti più
originali, per lo meno come spirito e formazione, sfornano pezzi da cacare in
braghe. La particolarità sta nel fatto che essendo in due, uno si
aspetta di trovare un basso e una batteria, o una chitarra e una batteria, o un
mac con gingilli e una batteria, o un dhioporco e una batteria. E invece
nonononononono. Nessuna batteria. Matteo suona la chitarra e Diego il basso.
Matteo spalma sul basso di Diego dei piccoli tasselli polimorfi di esperienza
mistica-sonora, e Diego da parte sua genera con le 4 corde una bella gettata di
leganti acustici con cui crea la base forte e compatta che caratterizza i pezzi
dei CACAO.
Insieme quei due creano un loop ipnotico, mistico, insomma ti
sembra di vedere la madonna dopo un po’.
Però, PERÒ va detto che è necessario sentirli e vederli dal
vivo. Forse se ci limitassimo a un ascolto di tracce mentre riposiamo nel
nostro salotto o mentre cuciniamo delle crêpes al crack nella nostra cucina non
avremmo bene idea del potenziale che tuona dai due piccoli alieni romagnoli e
rischieremmo di fracassarci anche un po’ i maroni. Il genere è tutt’altro che
semplice da ascoltare e la loro voglia di sperimentare sembra quasi
schizofrenica, anche se mantiene una certa coerenza.
QUINDI GENTE! Acuire la vista, mettersi in prima fila, vederli
suonare dal vivo! Dai! Dai! Dai!
Eddaje,
Ljapah
Ljapah
(Per oggi nessun assaggio. Vi consiglio, anziché cercarli sul
tubo, di cercare una data live).
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