martedì 18 ottobre 2016

Tragofilia sul Monte Pavione: Beatrìk - Journey Through the End of Life


Diversi anni fa, sarà stato il 2008, boh, tirava una brutta aria, la Mariastella era diventata ministro, per dirne una, la figa era latitante, i coglioni giravano in un carosello di peli e croste, per di più si stavano alzando prepotenti venti di suicidio (per dirla con i Celtic Frost) e merda. Per fortuna c'era il Trentino, terra di grappe e di ebrei che uccidono bambini, oltre che di un progetto sorto in uno di quei postriboli da incesto che sono i paesini di montagna: i Beatrìk.
Il loro primo LP aveva già una stagionatura media (uscì nel 2002) quando me lo fecero scoprire, ma ancora adesso produce l'effetto di allora: una botta di odio e marcescente misantropia insufflata dritta in carotide. Tutto funziona, la pala vibra sulla zolla, il bosco annega nella nebbia, l'autunno sussurra litanie sepolcrali. Il loro lavoro rientra tra la miglior discendenza di Burzum e Forgotten Woods, e ciò nonostante non è eccessivamente bolso! Non credo ci sia altro da aggiungere. L'unica (realtiva) bacchettata sulle dita al duo riguarda il non aver osato qualche lirica in italiano o in dialèt.

«Papà, perchè la mamma è così pallida?»
«Zitto e scava»

S. Mattanza

Beatrìk / Journey Through the End of Life / 2002 / Serpens Caput Productions
ristampato in un bel digibook nel 2008 / Aeternitas Tenebrarum Musicae Fundamentum

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