Porca merda! Dovevo scrivere ieri per la rubrica estiva del
Collettivo ma mi hanno rapito gli alieni oppure la mia ricerca è stata mangiata
dal cane.
Comunque! Ljapah la casinistainrusso presente! Lezgò!
Duo eclettico. Duo eccentrico. Duo appariscente. Duo chiassoso.
Duo balzano. Duo malsano. Duo fantascientifico. Duo bizzarro. Duo balordo. Duo
trasformista. Duo alieno.
In realtà non è un duo, cioè forse lo è stato inizialmente, ma
poi attorno ai californiani Byron Blum e Melissa Blue (così paiono chiamarsi
anche se sembrano più nomi per località plutaustraliane) ruotano ad un certo
punto strambi individui che decidono nel corso della storia di partecipare alla
follia powiana: esempi sono il synth entusiast Aaron
Dikon e un certo Seth Sutton alla batteria. Sappiate che non ho lo sbatti di
fare ricerche su chihasuonatoquandoepoiseneèandatooppureno. Non l’ho capito e
forse non mi interessa. Ciò che a vista colpisce ribadisco che è quello strano,
malato, multiforme, multicolore, multisostanza, multiconsistente DUO: i POW!
Foto scattata da me |
Li ho visti dal vivo una volta, totalmente per caso, insieme ad
altri gruppi più o meno schizzati di loro. Non sapevo nemmeno come si
chiamassero però li ho trovati. Insomma, è difficile scordarsi di una strana e
vistosa bambola biondiccia anni ‘50 dietro a dei sintetizzatori sulla quale per
tutto il tempo ti sei posta domande piene d’inquietudine tipo… Sarà un robot?
Suonerà per davvero? L’ECG sarà piatto? Sarà un prototipo di arma contenente VX
che gli USA mandano qui per ucciderci tutti?
E Byron, mah. Quell’uomo
non lo capisco. E nemmeno quella donna (riferendomi sempre a Byron).
Personaggio camaleontico, come la Melissa. Ma non vi svelo di più, guardatevi
qualche video (https://youtu.be/MLITMVGJk4s).
Per quanto riguarda lo
stile, altra cosa che può colpire eccome, come il sole che ti picchia in testa
togliendoti l’ultimo barlume di coscienza mentre sorseggi la cinquantesima
birra straccia ad un festival niente male, si tratta di un mix di più robe.
Preponderante è l’elettronica chiaramente. Poi la chitarra garage. La voce mai
uguale. Un organetto che ogni tanto ti salta fuori. Il ritmo psicotropo e martellante
di molti pezzi. Il tappeto graffiato di rumore sempre di fondo, come base di
ogni brano. Qualcosa di horror-new wave. Una punta di indie-pop. Revival punk
con suoni da videogioco. Narcotizzantebarraepilettico. Sintetico.
I POW! li consiglierei
come cocktail tossico da degustare quest’estate magari con un po’ di ghiaccio
dentro, MA in compagnia e non mentre si guida.
Siate prudenti,
Ljapah
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