domenica 8 ottobre 2017

"Quel tipo è troppo abbronzato" - SPECIALE RUBRICA ESTIVA #9. Love In Elevator, non c'entrano un cazzo quelle merde degli Aerosmith

Sotto le insistenti e pungenti istigazioni del caro Zio Carne, amico e collega eminente ma a tratti piuttosto seccante come la muffa che togli con la candeggina ma vien su lo stesso, mi accingo a scrivere UDITE UDITE gli ultimi due articoli di questa prima sperimentalissima rubrica estiva.
Partiamo allora con i Love In Elevator. E’ quasi un peccato parlarne in due righe però ci tengo a metterli qua, in una sfuggente e personale chiusura scritta a due mani dell’estate che fu.
Visti dal vivo quest’estate, appunto, come spalla ai grandi Shellac. Gente dall’aspetto insipido e trasandato, in giro dal 2004, proveniente da Venezia. Sono due? Quattro? Non si capisce bene quanti cazzo sono perché sul palco ne ho contati quattro ma di fatto mi sembra di capire che il nucleo originario sia composto da due soli soggetti. Alle corde vocali una certa Anna Carazzai, a quanto pare anima del gruppo, che dà sfoggio di una voce a tratti infantile a tratti strafottentemente aggressiva da far paura. All’inizio sei indeciso, non sai se ti piace o se invece cosìcosì. Però poi analizzi tutta la storia, l’atmosfera graffiante che creano, il genere musicale che a me persoanalmente piace, un po’ grunge, un po’ il classico post anni ’90, brevi tratti melodici… E senza accorgertene sei ipnotizzato dalla Anna e dalle sue corde (suona pure la chitarra questa, e raccogliendo un po’ di informazioni qua e là pare sia polistrumentista.. Che è? La donna perfetta!).
Tra l’altro una cosa veramente notevole dei Love In Elevator è che oltre a mischiarsi con varia gentenonacaso, come ad esempio niente popò de meno che Francesco Valente e Luca Ferrari, due batteristi che apprezzo molto, sono stati scelti come gruppo spalla da band storiche come Mudhoney e Meat Puppets nei rispettivi tour italiani. Hanno affiancato Verdena, Shellac come detto prima, addirittura gli Art Brut (vedi articolo) e partecipato a vari festival mettendo il culo sugli stessi palchi di gruppi del calibro di Neurosis, Turbonegro e tanti altri.
Cioè questi spaccano il culo e se ne sono accorti tutti. Tre album alle spalle di cui uno, l’ultimo, in italiano e per di più la Anna qua suona pure il pianoforte. Insomma bravi, brutti e cattivi.   
L’articolo è finito, come sempre consiglio di tenerli d’occhio e beccarli da qualche parte perché ascoltarli sul Tubo OK, ma live è n‘altra cosa, su. Bando alle ciance e alle cazzate,

saluti.
Che c’ho da pensare all’ultimo articolo.

Ljapah

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