sabato 6 febbraio 2016

MELVINS - NUDE WITH BOOTS ovvero 2008-2015: Affinità/Divergenze tra il compagno Buzz Osborne e noi. Del conseguimento della madonna puttanà


Credo che tutto sia cominciato con Il Teatro degli Orrori.
Ora.
Calma.
Con ogni probabilità avete già uscito le lame che manco i boliviani quando gli dici "Biglietto, prego", perciò faccio un estemporaneo balzo nel vostro piccolo universo mongoloide e mi spiego in maniera lesta, che déh c'abbiamo tutti furia.
Succede che sei un liceale mingherlino e nasone, e ti piace tanto la musica; tutte caratteristiche che nella vita non è che risultino molto d'aiuto (nemmeno se prese singolarmente). Si sta parlando, per di più, di un mondo giovanile ancora traghettante tra i roboanti primi anni Zero e l'oscura china che avrebbe condotto in breve al dilagare degli youtuber-maître à penser, dell'hipster-pensiero, della carbonara di Carlo Cracco e dei risvoltini. La ricerca di un lume, dico, una prospettiva che guidasse mente e braccio al di là dei miopi rasponi quotidiani poteva rivelarsi un'impresa donchisciottesca per noi, pischelletti frastornati e confusi nel pieno di una tempesta governata unicamente dai venti capricciosi dell'angst giovanile che ancora pagava il suo tributo ai '90 e da vaghe secrezioni ormonali più o meno impervie.
La mia generazione non ha avuto quasi mai dei degni fratelli maggiori. C'è da capirli, ad ogni modo, non è che fossero tempi di vacche grasse neanche per loro: l'apogeo dei Litfiba era storia antica, delle povere carcasse dei CCCP manco a parlarne, il breve sfarzo omniaggregante del grunge lo abbiamo mancato di poco (dio can), la Norvegia era lontana (DIO CAN), Satana non voleva rispondere ai richiami... Insomma, mancava un vero faro oscuro, una corrente sufficientemente diffusa e sufficientemente borderline che conducesse i futuri disadattati, che ci insegnasse a coltivare i nostri disagi e ad esploderli in una stella danzante; i freaks in nuce dentro i nostri cuoricini reclamavano un pasto che si potesse definire tale. Se alle succitate difficoltà si aggiunge l'allora difficile accesso per i profani ad informazioni e materiale dalle scene musicali estreme (e pertanto più intriganti a palati affini ai nostri), la nostra educazione sentimentale sembrava ormai qualcosa di irrealizzabile. Occorreva incappare in un catalizzatore, in un fortuito trampolino del caso. A me è capitato.
Il preambolo vi ha annoiato? Come vi capisco, però sono cazzi vostri. Da qui comunque migliora. Tenete duro.
Per comprendere appieno il percorso irto di pericoli che un disagiato-wannabe si doveva ciucciare per soddisfare la sua curiosità (dio merda sembra un'eternità ma si parla tipo del 2007), si doveva pagare l'obolo a Lui, il traghettatore degli infelici, una figura che ha senza dubbio aiutato molte menti acerbe a schiudersi, ma che forse ha operato più nel male che altro, è l'oracolo da cui in quell'epoca arcana e spaventevole non si poteva prescindere in tema di aperture musicali, il falso profeta (ma non tipo Gesù) a cui tutti noi verginelli ci appellavamo in preda ai primi moti di ficcante curiosità (scaturita magari da un termine dal vago profumo tecnico, una parola di sfuggita su Mtv, oppure 'esempio x' dioporco non ho più fantasia): insomma noi si doveva chiedere consigli 
AL COMPAGNO DI CLASSE CHE ASCOLTAVA L'INDIE.
A posteriori sentite già un brivido, vero? BraviH. Capite in che ginepraio un povero crist(acci)o doveva calarsi per uno straccio di indicazione che gli facesse capire qualcosa dei propri gusti? 
Ma a questo punto si torna sui binari: perchè Il Teatro degli Orrori?
Perchè può capitarti di conoscere il tuo futuro gruppo preferito tramite una band del cazzo di cui hai sentito decantar le lodi da un indie-minkia di 17 anni nel 2008 (che a pensarci oggi tutta la faccenda sembra una poltiglia anale partorita dal subconscio di John Waters), per l'appunto i sopracitati ITDO, di cui, col tempo, avrei imparato ad avere paura.
I miei allora beniamini italioti, all'epoca al loro folgorante esordio (quella gemma nera mai più ripetuta che fu Dell'impero delle tenebre), vennero accostati per certi versi a questi misteriosi Melvins, che constatai con piacere essere tanto sconosciuti in ambito mainstream quanto enormemente citati come seminali/geni/ispiratori di chiunque. Mi piace, qualcosa mi risuona dentro e aumento già di 2 chili. Dalla discografia sterminata degli strani tizi scelgo l'ultimo anellino, dello stesso anno, sto cazzo di Nude with boots. Rassicurantemente buffa e naif la copertina, oggi qualche untermensch direbbe pucciosa. Ascolto. La musica non c'entra un cazzo.
Presumo che quella roba a 17 anni mi abbia dato il verderame al cervello. Era un delirio ma fottutamente divertente, come una favola di Svankmajer letta da un grassone che si piscia e si caga addosso su un monociclo. Botte in stile Trinità (porca), ascelle perlate, birra rancida e tanto, tanto marciume. Porcoddio. Mi risultò in parte certamente ermetico, ma fenomenale: ponderoso eppure risibile, cazzone ma comunque in grado di sfondarti il perineo a colpi di riff diabolici e padellate di lardo. Chi ha già bruciato di dovere il suo incenso sull'altare degli incommensurabili Melvins sa già che Nude with boots non è un disco epocale, anzi. Ma chiunque gli concederà attenzione dovrà ammettere che non si sentiva da tempo una puttanata istrionica così ben architettata. I capocomici King Buzzo e Dale Crover ci introducono tramite ritmi sincopati di doppia batteria e un registro fresco e sbarazzino (The kicking machine) in una galleria meno cavernosa e gloomy del solito, ma a suo modo sempre lievemente sbilenca e disturbante; qua si picchia più in direzione heavy nell'accezione tradizionale, ma sempre ben governando la fucina mefistofelica; non mancano i momenti più croccanti, specie per i seguaci amanti della cotica, che accuseranno reazioni pavloviane davanti a quello stupro anale su rotaie che è The savage hippy. Ultima pennellata dell'affresco, la consueta outro uberdilatata e fuori dalle grazie del cristo pappone che ci congeda con un ghigno, almeno fino alla prossima magnata di porcello coi nostri amici di Aberdeen. Il colesterolico duo ha messo a segno un altro assalto, e nonostante i (numerosi) chili di troppo non accenna a smosciarsi per un cazzo di niente. Il disco sfuma via. Fine. Sentite ancora un fruscio, ma è il vostro cervello che sfrigola come una mappatella di anelli di cipolla. Lo lasciate rosolare un altro po', poi capatina su Nubile Films e tutti a nanna. Sipario.
Questo era Nude with boots. Forse non riuscirò più ad attingere con sincerità a quelle prime impressioni, troppo il tempo dedicato a masticare la pantagruelica mole di materiale che i due adorabili panzoni hanno dato alle stampe (in larga parte superiore a questo disco, sia per ispirazione compositiva, sia per seminalità per le correnti coeve e a venire... ma ci torneremo, in un articolo più breve si spera). Ciò che conta è che questo disco riveste per me un'importanza iniziatica, pari a pochi altri in vita mia. Infatti dopo questo ascolto spaccatimpani, in ordine sparso:
imbraccio le bacchette, in un goffo tentativo di imitare la cavalcata di Suicide in progress;
vengo a sapere che sti due panzerotti avevano inventato un genere, che era lo sludge, e ne avevano reimpastati almeno altri 4 o 5mila; che erano gli idoli di un certo Kurt Cobain, bòh uno che poi si è sparato, ma fa sempre brodo; mi accosto pian piano a gentaglia del calibro di Isis, Mastodon, Boris, Black Flag, Mudhoney, Converge, "hei chi sono mai questi Slint?", il post rock, i Neurosis, da lì a Mike Patton il passo è breve, e allora giù di Mr. Bungle e niente, la via ormai è già imboccata, fai parte dei salvati, ti è andata bene e ora sai difenderti, gioisci pensando che non ti ritroverai mai a pagare 50 euro per un concerto di merda di Gigi D'Ag, dei Subsonica o cazzoneso dei Kaiser Chiefs non so più cosa dico dioporco vado in coprolalia. Il trigger, l'epifania, il battesimo del fuoco è compiuto, la via maestra è intrapresa; il cammino è lungo, ma ci sono reggimenti interi di disadattati marci e spocchiosi e cagacazzi ad aiutarti. E a distanza di anni, con l'opportuna dose di alienazione e dischi macinati, capirai di amarli. Per me è andata così, forse oggi sono anche uno di loro. Quel mondo l'ho amato. E tanto. Talmente tanto che vi ho rubato un buon dieci minuti per dirvelo.
Benvenuti su METALZOV dio maiale.

Il vostro
Zio Carne

Melvins - Nude with boots / 2008 / Ipecac

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