Ci sono minori e minori. Capita sovente che venga
consigliato un album di nicchia, accessorio, il cui valore si riduce a mera
curiosità, un orpello da collezionisti o da "eruditi". Insomma spesso
i minori sono tali proprio perché risultano insipidi, specialmente se contrapposti
ai maggiori esponenti di una scena. Non è così nel caso in cui il loro apporto
formale, e sostanziale, faccia sì che sia possibile amare e comprende qualche
aspetto in più della scena stessa; la caratura di una data corrente musicale (o
artistica) può essere valutata anche sulla base della qualità dei lavori minori
che emergono nella sua orbita.
Questo bel pippone da liquefarsi i maroni serviva a dire che
sì, il Black Metal Norvegese spacca i culi, grazie al cazzo, e che tale sorprendente qualità la si può
constatare anche nei suoi pupilli oltre che nei suoi maestri.
L'album degli Aeternus esce tardi: siamo nel '98 e l'anno
precedente erano comparsi come funghi alcuni dei lavori più d'avanguardia della
scena norvegese (La Masquerade Infernale degli Arcturus, The Linear
Scaffold dei Solefald, Omnio degli In The Woods...) e sarà dell'anno
dopo il primo full-lenght dei Taake, probabilmente il più rilevante tra i gruppi "di coda" del TNBM. Il nostro trio di Bergen aveva debuttato nel
'95 tra le schiere della nera fiamma con un EP di grande effetto, Dark Sorcery,
e nel '97 aveva rilasciato il primo album o LP ocomecazzovipare: Beyond the
Wandering Moon, notevole seppur meno imponente del successivo ...and So
the Night Became.
Cosa dire musicalmente del lavoro in questione? Dio belva, è
un lavoro che rasenta la completezza formale! Riunisce in sé alcune delle
migliori qualità del sound norvegese senza rinunciare a una propria autonomia e
originalità. Lo stile è maestoso ed evocativo senza essere stucchevole, grazie
a un sapiente dosaggio delle tastiere, mai troppo pompose o invadenti; chitarre
e batteria alla bisogna forniscono una notevole dose di violenza e tumulto
salvandoci al tempo stesso dalla noia con repentini cambi, come si può
ascoltare in As I March o nella title track. Numerosi arpeggi contribuiscono
a sottolineare gli influssi Epic e Folk che corrono guizzando lungo tutto il
lavoro, influssi che uniti alle voci in growl (fatto singolare) potrebbero far
ricordare i Molested, antesignani dei Borknagar. Ed è proprio grazie
a questo caleidoscopio, messo a regime da una notevole compattezza stilistica, che
...and So the Night Became fugge il destino del lavoro di maniera e
diviene una sorta di summa di molte delle anime confluite nel Black norvegese:
i temi epici, il folclore, il retaggio nordico, e persino quel growl a cui
dovevano la propria gavetta molte tra le "Voci (della notte)".
Un ultimo appunto riguarda l'efficace e indovinata
produzione merito di uno dei grandi corresponsabili del trve norwegian sound,
Pytten del Grieghallen Studio di Bergen, che contribuisce più che mai a fare di
questo lavoro un vero lascito crepuscolare del fuoco che illuminò il cielo
della Norvegia negli anni '90. E giusto per rimuovere la lingua dal deretano
degli Aeternus, diciamo anche che quest'opera fu l'ultima a raggiungere un
simile livello di decenza nella loro discografia. Minori del cazzo.
Sodomized by Sathanas, sempre
Sancio Mattanza
PS
A tutto questo si aggiunga che l'edizione digipak del '98
era di quelle che si aprivano a croce, non molto diffuse, ma di grande impatto.
Di queste se ne trovano ancora, magari un poco malandate, su Discogs o in giro
su eBay.
Aeternus - ...and So the Night Became / 1998 / Hammerheart
Aeternus - ...and So the Night Became / 1998 / Hammerheart
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