martedì 23 febbraio 2016

Sulle reali virtù dei minori: 1998, Aeternus - ...and So the Night Became



Ci sono minori e minori. Capita sovente che venga consigliato un album di nicchia, accessorio, il cui valore si riduce a mera curiosità, un orpello da collezionisti o da "eruditi". Insomma spesso i minori sono tali proprio perché risultano insipidi, specialmente se contrapposti ai maggiori esponenti di una scena. Non è così nel caso in cui il loro apporto formale, e sostanziale, faccia sì che sia possibile amare e comprende qualche aspetto in più della scena stessa; la caratura di una data corrente musicale (o artistica) può essere valutata anche sulla base della qualità dei lavori minori che emergono nella sua orbita.
Questo bel pippone da liquefarsi i maroni serviva a dire che sì, il Black Metal Norvegese spacca i culi, grazie al cazzo, e che tale sorprendente qualità la si può constatare anche nei suoi pupilli oltre che nei suoi maestri.
L'album degli Aeternus esce tardi: siamo nel '98 e l'anno precedente erano comparsi come funghi alcuni dei lavori più d'avanguardia della scena norvegese (La Masquerade Infernale degli Arcturus, The Linear Scaffold dei Solefald, Omnio degli In The Woods...) e sarà dell'anno dopo il primo full-lenght dei Taake, probabilmente il più rilevante tra i gruppi "di coda" del TNBM. Il nostro trio di Bergen aveva debuttato nel '95 tra le schiere della nera fiamma con un EP di grande effetto, Dark Sorcery, e nel '97 aveva rilasciato il primo album o LP ocomecazzovipare: Beyond the Wandering Moon, notevole seppur meno imponente del successivo ...and So the Night Became
Cosa dire musicalmente del lavoro in questione? Dio belva, è un lavoro che rasenta la completezza formale! Riunisce in sé alcune delle migliori qualità del sound norvegese senza rinunciare a una propria autonomia e originalità. Lo stile è maestoso ed evocativo senza essere stucchevole, grazie a un sapiente dosaggio delle tastiere, mai troppo pompose o invadenti; chitarre e batteria alla bisogna forniscono una notevole dose di violenza e tumulto salvandoci al tempo stesso dalla noia con repentini cambi, come si può ascoltare in As I March o nella title track. Numerosi arpeggi contribuiscono a sottolineare gli influssi Epic e Folk che corrono guizzando lungo tutto il lavoro, influssi che uniti alle voci in growl (fatto singolare) potrebbero far ricordare i Molested, antesignani dei Borknagar. Ed è proprio grazie a questo caleidoscopio, messo a regime da una notevole compattezza stilistica, che ...and So the Night Became fugge il destino del lavoro di maniera e diviene una sorta di summa di molte delle anime confluite nel Black norvegese: i temi epici, il folclore, il retaggio nordico, e persino quel growl a cui dovevano la propria gavetta molte tra le "Voci (della notte)".
Un ultimo appunto riguarda l'efficace e indovinata produzione merito di uno dei grandi corresponsabili del trve norwegian sound, Pytten del Grieghallen Studio di Bergen, che contribuisce più che mai a fare di questo lavoro un vero lascito crepuscolare del fuoco che illuminò il cielo della Norvegia negli anni '90. E giusto per rimuovere la lingua dal deretano degli Aeternus, diciamo anche che quest'opera fu l'ultima a raggiungere un simile livello di decenza nella loro discografia. Minori del cazzo.

Sodomized by Sathanas, sempre

Sancio Mattanza

PS
A tutto questo si aggiunga che l'edizione digipak del '98 era di quelle che si aprivano a croce, non molto diffuse, ma di grande impatto. Di queste se ne trovano ancora, magari un poco malandate, su Discogs o in giro su eBay.

Aeternus - ...and So the Night Became / 1998 / Hammerheart

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