martedì 12 aprile 2016

Strambi e pagani, i bielorussi nell'insospettabile '97: Gods Tower - The Turns

Può anche darsi che, più che tornarci, il paganesimo in Bielorussia non se ne sia mai andato. Chiesa ortodossa e ateismo di stato i coglioni di frate cazzo, vuoi che nelle sterminate campagne non ci stessero rintanati da qualche parte una statua lignea, un sacello, un boschetto dedicati a Perun? Che minchia zappi la terra a fare se non hai la protezione di un dio del fulmine? Chi vuoi che te la mandi la pioggia?
La questione è più che chiusa dopo aver ascoltato un gruppo che l'ha fatta da protagonista nelle mie deprecabili serate da solstizio invernale di non ricordo che anno, so che nevicava sui boschi e sui fienili e un'euforia diffusa esalava dal sangue di Kvasir. Ma riprendiamo il filo. Dicevamo che questi signori slavi, i Gods Tower, fanno metallo, di quello pagano, e non so che altro dire. E questo perchè suonano una musica tutta loro, specialmente nell'inimitabile The Turns. Quando lo ascoltai per la prima volta mi montò le cervella a neve, e di certo fu coadiuvato dalla broda che i fratelli Fjalar e Galar ci avevano preparato dopo cena, cionondimeno non mi risulta esistano altri lavori tanto personali nel panorama vichingo/pagano/folclorico che segue a Bathory negli anni '90. Qualcuno dirà meno male (forse anch'io), però mi ritrovo tra le mani otto tracce che non so a cosa paragonare. Già osservando la copertina... chi ci ha mai capito una fava? Boh, una sorta di svastica (o di ruota solare, per i più delicati) fatta di serpenti con delle rune scritte sopra, mah... chissà... posso assicurare che possedendo fisicamente l'album e scrutando da vicino non cambia nulla: rimane una copertina astrusa, che non se ne esce.
La musica invece regala grandi emozioni e non appena parte comincia il disorientamento: le chitarre sono fuori dal comune, strambe, molto personali e funzionano alla grande, un esempio per tutti è "Seven Rains of Fire", e anche quella dopo perché no; il cantato è sgraziato, alla pescivendola, a tratti ricorda il compianto Lemmy, poi accenna a uno scream e d'improvviso si pulisce risultando forse impacciato ma piacevole; le tastiere si infiltrano nei momenti giusti e accentuano il senso di straniamento aprendo scorci epici; la batteria è appropriata, potente e marziale, ma niente di più. Il ritmo dell'album ricorda a volte il Doom ma, a scanso di equivoci, nessuno pensi ai nostrani Doomsword, semplicemente sti bielorussi non van veloci, a volte si baloccano con l'epos a volte no, a volte accelerano brevemente come in "Blood".
Rimane da capire cosa centri quest'album col paganesimo. Bella domanda. Non mi ci raccapezzo... I testi stanno molto sul generico e la musica mi resta tutto sommato insondabile nonostante contenga piacevolissimi accenti folk, come in "Rising Arrows" dove il cantante pare ineggiare al Grande Spirito. Che l'anima pagana del disco risieda proprio nella tanto vituperata copertina? Rune e serpenti ammucchiati alla brutto dio in un antichissimo simbolo solare, mmm, può essere, può essere...

Ingroppato da Svantevit, con affetto

S. Mattanza

Gods Tower - The Turns / 1997 / MetalAgen

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